Warriors e Gabbers: chi sono?

Tra le mode e i movimenti giovanili che hanno fatto strada in Italia, c’è sicuramente lo stile Gabber. Dopo il salto, proveremo a chiarire le idee a chi non conosce questo movimento, raccontando, in sintesi, la storia della cultura Gabber in Italia.

La cultura Gabber è strettamente legata alla musica hardcore, un sottogenere della musica techno, sviluppatosi in Olanda.

L’abbigliamento Gabber fin dall’inizio era caratterizzato da tute da ginnastica e polo Australian, Nike Air Max Classic e altre marche come Cavello, Fila, Sergio Tacchini, Pit Bull e tanti altri.

L’espandersi della musica hardcore ha contribuito alla vera e propria nascita di un abbigliamento fatto appositamente per i Gabbers composto da bomber, t-shirt e cappellini marchiati con i loghi della case discografiche hardcore.

Dopo il 2000, i Gabbers iniziarono ad utilizzare altre marche come Lonsdale, Louis Vuitton e Burberry e ad indossare anfibi Getta Grip e Dr. Martens.

Le Gabberine, invece, cominciarono ad indossare gonne da cheerleader senza rinunciare alla classica tuta Australian.

Dopo questa premessa, raccontiamo in breve la cultura Gabber in Italia.

La comunità italiana ha contribuito a inserire nuovi marchi come Kappa, Oxbow e Adidas e ha lanciato la moda dei cappellini tirati su e i piercing.

Collegati a questo movimento, ci sono i Warriors: quest’ultimi sono orientati all’ascolto di generi musicali come l’Industrial Hardcore e lo Speedcore e si distinguono dai Gabber per il modo di vestirsi e di ballare.

Gli Warriors, infatti, utilizzano un abbigliamento molto appariscente composto da guanti in pelle, tute aderenti dai colori fluorescenti, scarpe Buffalo e vari accessori.

Questo movimento si è sviluppato soprattutto nella discoteca Number One di Brescia, addirittura ben prima dell’arrivo dello stile Gabber nel nostro paese.

 

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